Parecchi anni fa parlavo con un amico della situazione del nostro Paese, e gli dicevo di scorgere grosse nuvole nere all’orizzonte, foriere di un domani con certo rassicurante. Gli confessavo che, a mio modo di vedere, la politica italiana aveva preso una brutta piega, uno scadimento che non prometteva nulla di buono, e ciò lasciava presagire un futuro alquanto buio per il nostro Paese: un’auto senza una guida solida, prima o poi va a sbattere, non c’è scampo. “Mah, ho l’impressione che tu sia un po’ troppo pessimista”, mi rispose l’amico, amico che si chiamava Flavio Bertone, Walter per chi gli era più vicino, uno dei più carismatici leader del Pci non solo spezzino, e a quell’epoca vicesindaco – lui sarzanese – della Spezia. Eravamo alla metà degli anni Ottanta.
Sono trascorsi venticinque anni da allora, e con sgomento mi guardo intorno. Sono infatti profondamente persuaso che per l’Italia, l’Italia come l’abbiamo vissuta, sofferta e amata noi, non ci sia più speranza. Mi sbaglierò, ma ormai è già morta e sepolta.
Vediamo perché, e poi ditemi se aveva ragione l’amico Walter, se davvero ero io a vedere troppo nero. Continua a leggere